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In materia di opposizione allo stato passivo ex art. 98 L.Fall, qualora il credito per il quale si agisce sia fondato su decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo, occorre produrre il decreto di esecutorietà emesso dal giudice, in quanto il decreto ingiuntivo acquista efficacia di giudicato formale e sostanziale solo nel momento in cui il giudice, dopo averne controllato la notificazione, lo dichiari esecutivo ai sensi dell’art. 647 c.p.c.
La funzione della dichiarazione di esecutorietà si differenzia dalla verifica affidata al cancelliere dall’art. 124 o dall’art. 153 disp. att. c.p.c., consistendo in una vera e propria attività giurisdizionale di verifica del contraddittorio, che si pone come ultimo atto del giudice all’interno del processo d’ingiunzione ed a cui non può surrogarsi il giudice delegato in sede di accertamento del passivo.
Ne consegue che il decreto ingiuntivo non munito del decreto di esecutorietà prima della dichiarazione di fallimento, non essendo passato in cosa giudicata formale e sostanziale, non è opponibile al fallimento, né lo diviene nel caso in cui il decreto ex art. 647 c.p.c. venga emesso successivamente, tenuto conto del fatto che, intervenuto il fallimento, ogni credito, deve essere accertato nel concorso dei creditori ai sensi dell’art. 52 L.Fall
Questo è il principio espresso dalla Corte di Cassazione, Pres. Cristiano – Rel. Crolla, con l’ordinanza n. 2289 del 31 gennaio 2025.
Accadeva che il Tribunale di Catanzaro rigettava l’opposizione ex art. 98 L. Fall. proposta dalla creditrice per ottenere l’ammissione allo stato passivo del Fallimento di una società, per il recupero di un credito fondato su decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo ottenuto contro la Sas ancora in bonis e da questa non opposto, in base al quale aveva iscritto ipoteca giudiziale sull’immobile della debitrice e promosso azione esecutiva immobiliare nei suoi confronti in data anteriore alla dichiarazione di fallimento.
Il Tribunale, in particolare, affermava che il provvedimento monitorio non era opponibile alla massa perché, benché notificato e non opposto entro la scadenza del termine di cui all’art. 641 c.p.c., era stato dichiarato definitivamente esecutivo, ai sensi dell’art. 647 c.p.c. solo in data posteriore all’apertura della procedura concorsuale.
La creditrice proponeva ricorso per la cassazione del decreto, affidato a sei motivi.
Con il primo motivo lamentava la violazione e falsa applicazione degli artt. 324, 641, 645 c.p.c., 2700, 2909 c.c., 45, 52, 95 e 96 L. Fall. per aver il Tribunale erroneamente attribuito efficacia costitutiva del giudicato alla dichiarazione di esecutività di cui all’art. 647 c.p.c., in quanto il provvedimento monitorio, al pari di una sentenza, diviene definitivo – passa cioè in giudicato formale e sostanziale – una volta decorso il termine per impugnarlo, ovvero per proporre opposizione, essendo sconosciuto all’ordinamento un meccanismo per cui siffatto giudicato debba essere accertato da un giudice prima di poter esplicare i suoi effetti.
La Suprema Corte ha ritenuto il motivo inammissibile, in quanto il provvedimento impugnato aveva deciso la questione di diritto in modo conforme al consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, secondo cui “il decreto ingiuntivo acquista efficacia di giudicato formale e sostanziale solo nel momento in cui il giudice, dopo averne controllato la notificazione, lo dichiari esecutivo ai sensi dell’art. 647 c.p.c. Tale funzione si differenzia dalla verifica affidata al cancelliere dall’art. 124 o dall’art. 153 disp. att. c.p.c., e consiste in una vera e propria attività giurisdizionale di verifica del contraddittorio, che si pone come ultimo atto del giudice all’interno del processo d’ingiunzione ed a cui non può surrogarsi il giudice delegato in sede di accertamento del passivo. Ne consegue che il decreto ingiuntivo non munito del decreto di esecutorietà prima della dichiarazione di fallimento, non essendo passato in cosa giudicata formale e sostanziale, non è opponibile al fallimento, né lo diviene nel caso in cui il decreto ex art. 647 c.p.c. venga emesso successivamente, tenuto conto del fatto che, intervenuto il fallimento, ogni credito, deve essere accertato nel concorso dei creditori ai sensi dell’art. 52 L.Fall.“
Il passaggio in giudicato del decreto ingiuntivo non opposto contempla quindi un procedimento, previsto dall’art. 647 c.p.c., che è diretto alla declaratoria di esecutorietà del decreto; si tratta di un procedimento spedito e privo di formalità (l’istanza può essere anche verbale), che implica il controllo della notificazione del decreto, del decorso del termine e della mancata opposizione o costituzione nei termini.
Sulla base di tali considerazioni, la Suprema Corte ha cassato il decreto impugnato e rinviato al Tribunale di Catanzaro, in diversa composizione, cui ha demandato di provvedere alla regolamentazione delle spese di lite.
Per ulteriori approfondimenti in materia si rinvia ai seguenti contributi pubblicati in Rivista:
L’ACCERTAMENTO DELLA DEFINITIVITÀ DEVE ESSERE PRONUNZIATO IN DATA ANTERIORE AL FALLIMENTO
Ordinanza | Corte di Cassazione, VI -I sez. civ., Pres. Didone – Rel Vella | 30.10.2020 | n.24157
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