ISSN 2385-1376
Testo massima
Permane stagnante la situazione del comparto delle compravendite immobiliari e non si scorgono segnali incoraggianti all’orizzonte.
Il numero delle transazioni immobiliari su base annua è ormai prossimo al dimezzamento rispetto a pochi anni fa; il credito concesso dalle banche si è ridotto di circa il 40%; sul fronte dell’impiego gli indici di disoccupazione sono allarmanti; minori redditi fanno del risparmio un ricordo d’altri tempi; chi potrebbe approcciare all’acquisto con relativa disinvoltura è spesso contagiato dalla sfiducia collettiva, dall’incertezza delle prospettive future e dal clima di “caccia alle streghe” conseguente alla pur necessaria lotta all’evasione fiscale.
Questa, in estrema sintesi, la fotografia della situazione in cui ci troviamo a operare e con la quale dovremo fare i conti per un bel po’ di tempo.
Che fare? Come si può contribuire alla tanto desiderata ripresa?
Certamente bisogna tentare di gestire in qualche modo il cambiamento, non limitandosi a subirlo; magari iniziando col mettere in discussione alcuni luoghi comuni e cattive abitudini, radicati anche tra gli addetti ai lavori.
Mi chiedo, per esempio, fino a che punto è corretto definire crisi ciò che stiamo vivendo, con l’inconscia speranza che sia qualcosa di passeggero, transitorio ed episodico. Sarebbe più opportuno parlare di ciclo economico di lungo periodo o, addirittura, di una nuova era economica, con dinamiche nuove che richiedono adeguamenti da parte di chi vi opera.
In virtù di ciò la prima conseguenza è scardinare la convinzione che il valore degli immobili può solo crescere o, al più, rimanere costante. L’economia, infatti, ci insegna che i prezzi sono determinati dall’equilibrio di domanda e offerta.
E’ storia recente che dalla fine degli anni Novanta, per quasi un decennio, la disponibilità degli acquirenti ad assecondare richieste dei venditori in continua ascesa ha determinato una dinamica di prezzi costantemente crescenti.
Ora, invece, in presenza di una domanda asfittica che stenta ad adeguarsi alle richieste, gran parte dell’aggiustamento del mercato dovrà necessariamente ricadere sui prezzi, con l’effetto di una loro riduzione. Cosa, peraltro, accaduta, anche se con modalità ed in misura non bastevoli a riattivare gli scambi.
In altre parole, chi vende stenta a rassegnarsi che gli immobili sono suscettibili di aumenti e diminuzioni di valore, come qualsiasi altro bene (oro e diamanti compresi!) e le false attese di prezzo paralizzano il mercato e allungano, oltre modo e senza alcun vantaggio, i tempi di realizzo.
Un altro nodo cruciale riguarda la qualità dell’offerta. Troppo spesso si sente invocare a sproposito la teoria per cui i beni di lusso sono meno interessati dagli effetti di congiunture negative; oppure confidare nella ricerca di fantomatici “amatori del proprio immobile“.
È necessario sgombrare il campo da equivoci e fare chiarezza sulle caratteristiche che rendono lussuoso o amatoriale un immobile (non è sufficiente il nome di una strada o di un quartiere!); come pure dar peso a fattori determinanti quali la tipologia e lo stato conservativo del singolo bene, dell’edificio e del contesto circostante. Va, inoltre, fermamente combattuta la resistenza di tanti, troppi, proprietari a presentare l’immobile da vendere nel miglior modo possibile: vuoto e pulito, se libero; ordinato e accogliente se abitato.
E’ sottinteso, infine, che a supporto di simili inversioni di rotta ci sia un adeguato livello di preparazione e trasparenza degli operatori, che permetta alla clientela di accogliere le indicazioni fornite con la fiducia che deve contraddistinguere un vero rapporto di consulenza.
dott. simone calise piro
C.P. Intermediazioni & Consulenza
C.C.I.A.A. di Napoli – ruolo mediatori n. 2562
Testo del provvedimento
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Numero Protocolo Interno : 303/2013