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In materia di procedura civile, la consulenza tecnica d’ufficio non è mezzo istruttorio in senso proprio, avendo la finalità di coadiuvare il Giudice nella valutazione di elementi acquisiti o nella soluzione di questioni che necessitino di specifiche conoscenze sicché il suddetto mezzo di indagine legittimamente negato qualora la parte tenda con essa a supplire alla deficienza delle proprie allegazioni o offerte di prova, ovvero di compiere una indagine esplorativa alla ricerca di elementi, fatti o circostanze non provati.
Questo è il principio espresso dalla Corte di Appello di Salerno, Pres. Niccoli – Rel. D’Apice, con la sentenza n. 1098 del 18 dicembre 2024.
Accadeva che la cliente di una banca citava in giudizio l’istituto di credito per la ripetizione dell’indebito oggettivo derivante dall’illegittimo addebito, sul conto corrente a lei intestato, di interessi usurari e di interessi ad un tasso maggiore rispetto a quello concordato, come risultava dalla consulenza di parte prodotta in giudizio.
Il Tribunale rigettava la domanda, affermando che, in materia bancaria, il correntista che intenda far valere il carattere indebito di talune poste passive, prospettando che le stesse siano da ricollegare all’applicazione di interessi o altre competenze fondate su clausole negoziali nulle o prive di qualsiasi previsione negoziale ha l’onere di provare i pagamenti non dovuti e la mancanza di una valida causa debendi e, dunque, di produrre i seguenti documenti:
a) contratto di conto corrente, per dimostrare che esso contiene la pattuizione di clausole illegittime;
b) gli estratti di conto corrente.
Il Giudice a quo osservava che, nel caso di specie, l’attrice aveva prodotto soltanto parte degli estratti conto ed aveva formulato, ai sensi dell’art. 210 c.p.c., una richiesta di ordine di esibizione relativa al contratto di conto corrente e agli estratti conto non prodotti in giudizio dichiarata inammissibile giacché tale documentazione, come dimostrato dalla convenuta, era stata già consegnata alla correntista dalla banca all’esito del giudizio introdotto ai sensi dell’art. 700 c.p.c., conclusosi con declaratoria di cessazione della materia del contendere proprio per l’intervenuta consegna della documentazione in questione da parte della banca.
Il Tribunale aggiungeva che la consulenza di parte, prodotta dalla cliente, fosse inidonea ad orientare il convincimento del Giudicante in quanto non prendeva in considerazione il contratto di conto corrente dedotto in giudizio e, dunque, le condizioni economiche concordate dalle parti in causa, sebbene tale documento fosse già nella disponibilità della correntista.
Inoltre, in ordine alla questione della mancata corrispondenza tra il tasso concordato e quello applicato nel corso del rapporto, il Giudice ha argomentato che la contestazione dell’attrice è del tutto generica e nel contempo ha osservato che “il consulente di parte si è limitato ad affermare che “ il tasso applicato nella sequenza degli estratti conto è stato più volte modificato senza alcuna apparente comunicazione giustificativa della banca” senza null’altro specificare e senza indicare come ha calcolato il tasso di interesse applicato né quando ed in che misura lo stesso sarebbe variato rispetto a quello pattuito (di cui peraltro non è a conoscenza non avendo esaminato il contratto di conto corrente)” giungendo così alla conclusione che anche rispetto a tale profilo non ricorrevano le condizioni per l’ammissione di una C.T.U. contabile perché avrebbe avuto finalità esplorative.
Avverso la sentenza, la cliente proponeva appello, lamentandone l’erroneità in quanto il Tribunale non aveva ammesso la C.T.U. contabile sull’erroneo presupposto della carenza di allegazioni e di prova da parte dell’attrice, fondando il proprio convincimento sulle “affermazioni erronee del CTP che aveva sviato anche il difensore dichiarando di non avere potuto esaminare il contratto originario” e nel contempo argomentando che l’esperto di parte, in violazione del principio di diritto enunciato dalla giurisprudenza di legittimità ai fini della verifica del carattere usuario degli interessi aveva tenuto conto anche della commissione di massimo scoperto ancorché l’attrice nella memoria depositata ai sensi dell’art. 183 c.p.c. avesse riconosciuto l’errore in cui era incorso il consulente di parte”.
Il Collegio ha ritenuto il rilievo infondato, atteso che, come correttamente affermato dal Giudice di prime cure, la consulenza tecnica d’ufficio non può essere disposta per coprire una consulenza di parte inidonea ad orientare la decisione del Giudice e, nel contempo, coprire un difetto di allegazione dei fatti costitutivi della domanda.
Sulla base di queste argomentazioni, la Corte ha rigettato l’appello, con condanna della cliente al pagamento delle spese processuali.
Per ulteriori approfondimenti in materia si rinvia ai seguenti contributi pubblicati in Rivista:
CTU: NON PUÒ ESSERE DISPOSTA AL FINE DI ESONERARE LA PARTE DAL FORNIRE LA PROVA DI QUANTO ASSUME
LO SCOPO DELLA CONSULENZA È SOLTANTO QUELLO DI FORNIRE L’APPORTO DI COGNIZIONI TECNICHE CHE IL GIUDICE NON POSSIEDE
Sentenza | Tribunale di Lagonegro, Giudice Giuseppe Izzo | 12.07.2023 | n.357
CTU: NON PUÒ ESSERE AMMESSA SE MERAMENTE ESPLORATIVA
IL MEZZO D’INDAGINE NON SUPPLISCE LA CARENZA PROBATORIA
Sentenza | Corte di Appello Bologna, Pres. Rel De Cristofaro | 20.04.2021 | n.1247
https://www.expartecreditoris.it/provvedimenti/ctu-non-puo-essere-ammessa-se-meramente-esplorativa
MUTUO-CTU: INAMMISSIBILE QUANDO AVREBBE UNA VALENZA MERAMENTE ESPLORATIVA
NON SI PUÒ SOPPERIRE CON LA CONSULENZA ALLE CARENZE ASSERTIVE E PROBATORIE DI PARTE ATTRICE
Sentenza | Tribunale di Salerno, Giudice Valentina Ferrara | 15.07.2020 | n.1903
SUL DEBITORE GRAVA L’ONERE DI PRODURRE I DECRETI MINISTERIALI PER IL PRINCIPIO “IURA NOVIT CURIA”
Sentenza | Tribunale di Avezzano, Giudice Andrea Dell’Orso | 12.03.2019 |
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