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In caso di impossibilità di deposito telematico della documentazione per cause esterne alla volontà della parte, come l’interruzione del servizio, il giudice di merito deve valutare attentamente l’oggettività dell’impedimento e non addossare automaticamente la responsabilità alla parte per mancato rispetto del termine.
Questo è il principio espresso dalla Corte di Cassazione, Pres. Scoditti – Rel. Cricenti, con la ordinanza n. 30324 del 25 novembre 2024.
Accadeva che nell’ambito di un giudizio in materia di negligenza medica, il Tribunale, prima, e la Corte di Appello, poi, avevano rigettato la domanda posta dai due attori, figli di una donna deceduta a seguito di improvvida dimissione dalla struttura ospedaliera, per non aver provato tempestivamente la loro qualità di eredi.
I due proponevano ricorso per cassazione, articolato in due motivi.
Con il primo motivo, si prospettava violazione dell’articolo 132 c.p.c. e dell’articolo 153 c.p.c.
In particolare, i ricorrenti sostenevano di avere ampiamente dimostrato l’impossibilità, non dipendente da loro, di depositare la documentazione di prova della loro qualità di eredi. A fronte di tale difesa i giudici di merito avevano sostenuto che, da un lato, il sistema non consentiva consultazioni, ma consentiva i depositi, dall’altro lato, che non vi era prova che i depositi fossero stati tentati.
Gli eredi contestano questa tesi, sostenendo di avere dimostrato documentalmente che il sistema non consentiva neanche i depositi ed aveva dato messaggio di errore.
Del resto, l’interruzione del servizio era di dominio pubblico ed era un fatto pacifico.
Gli Ermellini ritenevano il motivo fondato, affermando che il Giudice di merito è tenuto a verificare se il mancato deposito sia imputabile alla parte oppure se sia dipeso da circostanze estranee e dunque non imputabili.
Deve altresì valutare se quelle circostanze potevano essere previste o evitate con l’uso della normale diligenza.
Nel caso di specie, i Giudici di merito avevano addebitato il ritardo alla parte, e dunque lo avevano ritenuto imputabile a quest’ultima, per via del fatto che, secondo una dichiarazione del Ministero, fatta ex post, il sistema in quei giorni non consentiva la consultazione ma consentiva il deposito.
E che comunque non vi è prova dei tentativi di deposito.
Tale ratio non appariva alla Suprema Corte sufficiente.
L’imputabilità dell’impedimento non può che essere valutata tenendo conto di quale era lo sforzo di diligenza richiesto alla parte.
Nella fattispecie, emergeva pacificamente, dalla stessa sentenza, che i ricorrenti avevano tentato con successo il deposito il giorno successivo a quello in cui è stato impossibile farlo, sebbene fosse giorno festivo.
Sulla base di tali motivi, la Corte accoglieva il ricorso, cassava la decisione impugnata e rinviava alla Corte di Appello di Lecce, in diversa composizione, anche per le spese di lite.
Per ulteriori approfondimenti in materia si rinvia ai seguenti contributi pubblicati in Rivista:
SI PERFEZIONA CON L’EMISSIONE DELLA SECONDA PEC DA PARTE DEL GESTORE DI POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA
Sentenza | Corte di Cassazione, Pres. Acierno – Rel. Scotti | 14.11.2023 | n.31592
LA MERA ELENCAZIONE IN CALCE NON RIMETTE AL CANCELLIERE LA CERTIFICAZIONE DI AVVENUTO DEPOSITO
Ordinanza | Corte di Cassazione, Pres.- Rel. Massimo Ferro | 11.10.2023 | n.28403
TALE QUESTIONE È PRIORITARIA RISPETTO ALL’INAMMISSIBILITÀ
Ordinanza | Cass. civ., Sez. Unite, Pres. Raimondi – Rel. Terrusi | 24.07.2023 | n.22074
CASSAZIONE: IMPROCEDIBILE IN CASO DI OMESSO DEPOSITO DEL PROVVEDIMENTO IMPUGNATO
LA CONOSCENZA DELLA SENTENZA NON È DESUMIBILE DA ALTRI ATTI DEL PROCESSO
Sentenza | Corte di Cassazione, Pres. Leone – Rel. De Felice | 13.12.2022 | n.36255
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