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Nell’ambito del processo esecutivo, i vizi determinanti l’improseguibilità dell’esecuzione, insanabili e rilevabili ex officio dal giudice, possono essere fatti valere dalla parte interessata mediante l’opposizione ex art. 617 c.p.c. proposta avverso i successivi atti esecutivi nei quali si riproducano, ferma restando la necessità di rispettare il termine decadenziale previsto dalla citata disposizione, decorrente dal giorno in cui tali atti siano compiuti o conosciuti (e comunque entro gli sbarramenti preclusivi correlati alla conclusione delle singole fasi del processo).
Questo è il principio espresso dalla Corte di Cassazione, De Stefano – Rel. Gianniti, con la sentenza n. 26164 del 07 ottobre 2024.
Nell’ambito di un’espropriazione immobiliare, a seguito dell’aggiudicazione dell’immobile pignorato e dell’emissione del decreto di trasferimento, la debitrice esecutata proponeva due ricorsi al giudice dell’esecuzione:
– con il primo, chiedeva che fosse dichiarata la nullità della relazione di stima – che conteneva omissioni ed errori descrittivi incidenti sulla consistenza del bene posto in vendita – e degli atti successivi, compresa l’aggiudicazione;
– con il secondo, sulla base degli stessi motivi, proponeva opposizione avverso il decreto di trasferimento.
In entrambi i casi, il giudice dell’esecuzione respingeva l’istanza di sospensione e fissava il termine per l’introduzione dei due giudizi di merito, che venivano riuniti e definiti con sentenza che dichiarava inammissibili – perché tardivamente proposte – le opposizioni proposte dall’esecutata.
Tale pronuncia veniva impugnata con ricorso per cassazione, nel cui primo motivo il debitore denunciava “violazione o falsa applicazione degli artt. 569, 617 c.p.c. 2929 c.c. in relazione all’art. 360, comma 1, nn. 3 e 4 c.p.c.” nella parte in cui il Tribunale aveva dichiarato inammissibile l’opposizione al verbale di aggiudicazione, perché tardiva.
In particolare, il ricorrente lamentava che le gravi omissioni ed inesattezze contenute nella relazione di stima (sia in ordine alle aree di accesso al fabbricato, sia in ordine all’esistenza di un manufatto estraneo all’esecuzione ed ancora su pretese aree di parcheggio e demaniali) avevano determinato grave confusione nell’individuazione del bene oggetto di espropriazione, dando luogo ad una situazione viziante che si era riprodotta identica a se stessa nel corso del processo esecutivo fino al verbale di aggiudicazione impugnato e finanche al decreto di trasferimento.
La Suprema Corte riteneva il motivo infondato, sulla base delle seguenti argomentazioni.
Da tempo le Sezioni Unite, con riferimento al problema della impugnabilità o meno degli atti del processo esecutivo affetti da nullità insanabile anche oltre il termine di cinque giorni previsto dall’art. 617 c.p.c. si erano espresse, affermando nella sentenza n. 11178/1995 il principio secondo cui “il processo esecutivo si presenta strutturato non già come una sequenza continua di atti ordinati ad un unico provvedimento finale -secondo lo schema proprio del processo di cognizione – bensì come una successione di subprocedimenti, cioè in una serie autonoma di atti ordinati a distinti provvedimenti successivi. Tale autonomia di ciascuna fase rispetto a quella precedente comporta che le situazioni invalidanti, che si producano nella fase che è conclusa dalla ordinanza di autorizzazione della vendita, sono suscettibili di rilievo nel corso ulteriore del processo – mediante opposizione agli atti esecutivi proponibili anche dopo che detta ordinanza è stata pronunciata o d’Ufficio dal giudice dell’esecuzione, in deroga all’espresso dettato dell’art. 569 cod. proc. civ. – solo in quanto impediscano che il processo consegua il risultato che ne costituisce lo scopo, e cioè l’espropriazione del bene pignorato come prezzo per la soddisfazione dei creditori, mentre ogni altra situazione invalidante, deve essere eccepita con opposizione agli atti esecutivi nei termini di decadenza disposti dal menzionato art. 569 cod. proc. civ.“.
Questa regola generale, però, subisce un’eccezione quando si tratti di invalidità che impediscono al processo esecutivo di conseguire la vendita del bene pignorato e la sua trasformazione in denaro per la soddisfazione dei creditori: in questi casi, il vizio resta sempre rilevabile d’ufficio e può fondare l’opposizione agli atti esecutivi proposta, al più tardi, avverso l’atto conclusivo della fase successiva (rappresentato dal decreto di trasferimento, che segna la conclusione della fase liquidatoria), invalidato dalla nullità che affligge l’ordinanza di vendita illegittimamente emessa.
Nel caso di specie, era stato tempestivamente opposto che la relazione di stima eseguita dall’esperto incaricato recava gravi difformità rispetto alla reale situazione dei luoghi.
Tale vizio aveva invalidato anche gli atti successivi (in particolare, il verbale di aggiudicazione e il decreto di trasferimento), in quanto, incidendo sull’oggettiva individuazione del bene oggetto di espropriazione e su sue caratteristiche essenziali perfino idonee a mutarne in parte la natura (nel caso di specie quello di bene intercluso), avrebbero dato luogo ad una “situazione viziante” (per riprendere l’espressione utilizzata dalle Sezioni Unite nel citato arresto dell’ormai lontano 1995), che si sarebbe riprodotta identica a se stessa nel corso del successivo sviluppo processo esecutivo.
Ogni situazione viziante, che sia in grado di incidere sulla validità degli atti della fase successiva che da essa dipenda e che si riproduca identica a sé stessa nel corso del processo esecutivo, come quella dedotta nel caso di specie, non è sanata dalla mancanza di una tempestiva opposizione, ma, per la sua travolgente carica inficiante, resta rilevabile per tutto il corso del processo esecutivo in relazione agli atti via via compiuti
Sulla base di tali rilievi, la Suprema Corte ha accolto il ricorso, ha cassato la sentenza impugnata quanto alla censura accolta e ha rinviato la causa, anche per le spese del presente giudizio di legittimità, al Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Salerno in persona di diverso magistrato.
Per ulteriori approfondimenti in materia si rinvia ai seguenti contributi pubblicati in Rivista:
NON RILEVA LA DATA DI DEPOSITO NÉ QUELLA DI TRASCRIZIONE NEI REGISTI IMMOBILIARI
Sentenza | Corte di Cassazione, Pres. Vivaldi – Est. Saija | 08.06.2022 | n.18421
ESECUZIONI IMMOBILIARI: IL DECRETO DI TRASFERIMENTO HA EFFETTI IMMEDIATI
LA CANCELLAZIONE DELLE FORMALITÀ PREGIUDIZIEVOLI VA EFFETTUATA SUBITO, SENZA ATTENDERE IL DECORSO DEL TERMINE PER L’OPPOSIZIONE EX ART. 617 C.P.C.
Sentenza | Corte di Cassazione, Sez. Unite, Pres. Di Iasi – Rel. De Stefano | 14.12.2020 | n.28387
LA DATA ENTRO CUI L’AGGIUDICATARIO DEVE EFFETTUARE IL PAGAMENTO HA NATURA SOSTANZIALE E NON PROCESSUALE
Sentenza | Corte di Cassazione, Pres. Vivaldi – Est. Saija | 08.06.2022 | n.18421
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