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Nei rapporti bancari in conto corrente, la banca che agisca per il riconoscimento del suo credito in sede fallimentare ha l’onere di produrre gli estratti conto a partire dall’apertura del conto. In assenza di tale documentazione, l’accertamento del dare e avere può avvalersi di ulteriori mezzi di prova idonei a fornire indicazioni certe e complete sul saldo maturato. Solo in presenza di circostanze idonee e adeguatamente giustificate è possibile impiegare il criterio dell’azzeramento del saldo (saldo zero).
Questo è il principio espresso dalla Corte di Cassazione, Pres. Abete – Rel. Dongiacomo con la ordinanza n. 29090 del 12 novembre 2024.
Accadeva che la Banca proponeva opposizione avverso il provvedimento di rigetto della domanda di ammissione al passivo del Fallimento, nel quale il Giudice delegato aveva affermato che la creditrice non aveva documentato “tutti i movimenti operati sul conto dall’inizio del rapporto fino alla chiusura”.
Il Tribunale rigettava l’opposizione, affermando che la banca che agisca per ottenere il riconoscimento del suo credito in sede fallimentare ha l’onere di produrre in giudizio “gli estratti conto a far data dal momento di apertura del conto“, fornendo così l’“integrale dimostrazione del credito vantato con riguardo alle afferenti risultanze”; la banca, per contro, non può pretendere, solo perché non è in grado di produrlo, l’azzeramento delle eventuali risultanze del primo degli estratti conto utilizzabili per la ricostruzione del rapporto di dare e di avere tra le parti in quanto ciò comporterebbe “l’alterazione sostanziale del rapporto di conto corrente bancario“.
La Banca e la mandataria della Società Veicolo alla quale era stato ceduto il credito proponevano ricorso per Cassazione, nel cui unico motivo censuravano il decreto nella parte in cui il Tribunale aveva rigettato la domanda di ammissione proposta dalla Banca sul rilievo che la stessa, non avendo prodotto in giudizio gli estratti conto dalla data di apertura del conto, non aveva fornito in giudizio la prova del proprio credito, omettendo, tuttavia, di considerare che:
– la banca, per l’impossibilità di produrre in giudizio tutti gli estratti conto, aveva chiesto, sia pur in via subordinata, di essere ammessa al passivo secondo il criterio del “saldo zero“, e cioè mediante espunzione del saldo negativo risultante in apertura del primo estratto disponibile;
– l’assenza degli estratti conto per il periodo iniziale del rapporto non è astrattamente preclusiva di un’indagine contabile per il periodo successivo, potendo la stessa attestarsi sulla base di riferimento più sfavorevole per il creditore istante, come l’inesistenza di un saldo debitore alla data dell’estratto conto iniziale, e dando rilievo a tutti i dati circa l’andamento del conto che, come nel caso in esame, portino ad escludere che la contabilizzazione degli interessi ultralegali o anatocistici abbia avuto l’effetto di invertire il segno del saldo relativo al primo periodo del rapporto.
La Suprema Corte riteneva il motivo fondato, affermando che di recente, si è condivisibilmente affermato che, nelle controversie aventi ad oggetto un rapporto di conto corrente bancario:
-l’istituto di credito ed il correntista sono onerati della dimostrazione dei fatti rispettivamente posti a fondamento delle loro domande e/o eccezioni, tanto costituendo evidente applicazione del principio sancito dall’art. 2697 cod. civ.;
-una volta esclusa la validità della pattuizione di interessi ultralegali o anatocistici a carico del correntista (oppure la non debenza di commissioni di massimo scoperto o, ancora, il non corretto calcolo dei giorni valuta) e riscontrata la mancanza di una parte degli estratti conto, l’accertamento del dare ed avere può attuarsi con l’impiego anche di ulteriori mezzi di prova idonei a fornire indicazioni certe e complete che diano giustificazione del saldo maturato all’inizio del periodo per cui sono stati prodotti gli estratti conto stessi;
– gli estratti conto, infatti, “non costituiscono l’unico mezzo di prova attraverso cui ricostruire le movimentazioni del rapporto“: essi consentono di avere un appropriato riscontro dell’identità e della consistenza delle singole operazioni poste in atto”;
– tuttavia, in assenza di un indice normativo che autorizzi una diversa conclusione, non può escludersi che l’andamento del conto possa accertarsi avvalendosi di altri strumenti rappresentativi delle intercorse movimentazioni;
– in particolare, a fronte della mancata acquisizione di una parte dei citati estratti, il giudice del merito ben può valorizzare altra e diversa documentazione, quale, esemplificativamente, e senza alcuna pretesa di esaustività, le contabili bancarie riferite alle singole operazioni, oppure, giusta gli artt. 2709 e 2710 cod. civ., le risultanze delle scritture contabili
Sulla base di tali motivi, la Corte accoglieva il ricorso e, per l’effetto, cassava il decreto impugnato con rinvio, per un nuovo esame, alla Tribunale di Roma.
Per ulteriori approfondimenti in materia si rinvia ai seguenti contributi pubblicati in Rivista:
LA BANCA NON È TENUTA A PRODURRE LE SINGOLE OPERAZIONI
Ordinanza | Cassazione Civile, sez. I, Pres. Didone – Rel. Di Virgilio | 11.03.2019 | n.6985
AMMISSIONE AL PASSIVO: ESTRATTI CONTO SUFFICIENTI A FORNIRE LA PROVA DEL CREDITO DELLA BANCA
IN MANCANZA DI SPECIFICHE CONTESTAZIONI DEL CURATORE, IL TRIBUNALE DEVE PRENDERE ATTO DELL’EVOLUZIONE STORICA DEL RAPPORTO
Ordinanza | Cassazione Civile, I sez. civ., Pres. De Chiara – Rel. Pazzi | 12.09.2018 | n.22208
ESTRATTI CONTO: NON SONO L’UNICO MEZZO AI FINI DELLA PROVA DEL CREDITO
IN MANCANZA LA RICOSTRUZIONE PUÒ DESUMERSI DA ULTERIORI DOCUMENTI, NON ESSENDO PREVISTE LIMITAZIONI
Sentenza | Cassazione civile sez. I Pres. Nappi – Rel. Mercolino | 13.03.2017 | n.6384
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