E’ possibile proporre una azione mero di accertamento in caso di conto corrente aperto??
A chiarire tale complessa problematica è stato il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dott.ssa Maria Ausilia Sabatino, con sentenza n. 2993 del 13.09.2016, il quale ha analizzato la problematica ponendo in relazione le decisioni dei Giudici di legittimità con i più recenti orientamenti dei Tribunali di merito.
Sulla scia del principio di diritto affermato dalle S.U. della Suprema Corte nel 2010, quanto alla distinzione tra rimesse solutorie e ripristinatorie, nella pronuncia del 15 gennaio 2013 n. 798 i Giudici di legittimità hanno affermato che – “in costanza di rapporto di apertura di credito” – sarebbe precluso al cliente-correntista di agire contro la Banca per ottenere una condanna alla ripetizione di un pagamento ritenuto indebito.
Pertanto, è stato chiarito che solo a seguito della chiusura del rapporto si potrebbe parlare di pagamento indebito da parte del cliente, integrandosi solo in tale momento il fondamentale elemento costitutivo dell’azione di ripetizione, ravvisabile nel “pagamento” che si assume indebito.
Il Tribunale, nel merito, ha ritenuto che potrà dunque parlarsi di “pagamento” soltanto dopo che – conclusosi il rapporto di apertura di credito in conto corrente – la Banca abbia esatto dal correntista la restituzione del saldo finale, nel computo del quale risultino compresi interessi non dovuti, e perciò da restituire se corrisposti dal cliente all’atto della chiusura del conto.
Nel medesimo solco, peraltro, si è sviluppato l’orientamento, che estende la censura di inammissibilità e/o improcedibilità della azione di condanna anche alla presupposta domanda di accertamento della nullità di alcune clausole applicate al conto oggetto di lite.
Precisamente, la giurisprudenza prevalente ha disposto che la declaratoria di inammissibilità deve pronunciarsi anche con riferimento alla richiesta di rideterminazione del saldo, da depurarsi dagli addebiti illegittimamente applicati, atteso che trattasi di una domanda non autonoma, ma strettamente connessa a quella conseguenziale volta, appunto, ad ottenere la restituzione delle somme illegittimamente pagate alla Banca.
Con riferimento alla proponibilità della sola azione di accertamento negativo, dunque, il Tribunale ha precisato di aderire all’orientamento espresso dai giudici di merito che hanno analizzato partitamente la questione (in relazione a controversie aventi ad oggetto esclusivamente tale tipo di indagine senza richiesta di condanna alcuna), ritenendola non proponibile in caso di conto corrente aperto.
Peraltro, il Giudice ha specificato che la domanda di accertamento negativo, infatti, sarebbe “indeterminata in quanto non è indicato a quale momento dovrebbe essere fatto tale accertamento ricordandosi che secondo costante giurisprudenza le azioni di mero accertamento in cui l’accertamento stesso, anzichè avere un valore pregiudiziale come in tutte le altre azioni di cognizione, esaurisce lo scopo del processo, possono avere ad oggetto, al pari di ogni altra forma di tutela giurisdizionale contenziosa, soltanto i diritti e non anche i fatti, salvo eccezioni espressamente previste dalla legge”.
Per vero, il Tribunale ha dichiarato di essere ben consapevole della posizione assunta dai giudici di legittimità nel pronunciamento del 2013, laddove nell’escludere la proponibilità dell’azione di condanna alla restituzione dei pagamenti indebiti, non hanno escluso la possibilità per il correntista di agire per far dichiarare la nullità del titolo su cui quell’addebito si basa “(allo scopo eventualmente di recuperare una maggiore disponibilità di credito, nei limiti del fido accordato)” (Cassazione Civile 798/2013).
Tuttavia il Giudice ha evidenziato la differente fattispecie esaminata in occasione della decisione (afferente ad un rapporto di apertura di credito di conto corrente), e soprattutto un diverso ed ulteriore principio di diritto espresso dalla Suprema Corte in relazione alle azioni di accertamento mero.
Invero, l’esclusione della ammissibilità dell’azione di mero accertamento negativo in caso di conto aperto si ricollega direttamente al noto orientamento della Corte di Cassazione secondo il quale “la tutela giurisdizionale è tutela dei diritti (art. 24 Cost., art. 2907 c.c., artt. 99 e 278 c.p.c.). I fatti (quale è anche un contratto) possono essere accertati dal giudice solo come fondamento del diritto fatto valere in giudizio (art. 2697 c.c.) e non di per sé, per gli effetti possibili e futuri. Solo in casi eccezionali predeterminati per legge, possono essere accertati dei fatti separatamente dal diritto che l’interessato pretende di fondare su di essi (…). Non sono perciò proponibili azioni autonome di mero accertamento di fatti pur giuridicamente rilevanti, ma che costituiscano elementi frazionistici della fattispecie costitutiva del diritto, la quale può costituire oggetto dell’accertamento giudiziario solo nella sua funzione genetica del diritto azionato, e cioè nella sua interezza. Analogamente nel nostro sistema processuale non sono ammissibili questioni di interpretazione di norme o di atti contrattuali se non in via incidentale e strumentale alla pronuncia sulla domanda principale di tutela del diritto” (Cassazione Civile 20 dicembre 2006 in Mass. Giust. civ., 2006, 12).
Il Giudice ha rilevato che il rapporto di conto non era stato estinto al momento della notifica dell’atto di citazione per cui ha dichiarato inammissibile e/o improcedibile la domanda restitutoria, atteso che di pagamento in senso proprio può parlarsi solo dopo che, conclusosi il rapporto di apertura di credito in conto, la Banca abbia esatto dal correntista la restituzione del saldo finale.
Tale effetto si estende, come visto, anche alle domande cd. presupposte aventi ad oggetto la richiesta di accertamento della nullità di alcune clausole del contratto e di conseguente rideterminazione del saldo, atteso che l’esame di queste ultime e l’interesse ad esse sotteso non può essere isolato e non può prescindere dalla richiesta restitutoria, essendo la domanda di accertamento strumentale all’accoglimento della domanda di condanna.
La ritenuta inammissibilità e/o improcedibilità dell’azione di restituzione finisce per travolgere pure quella, pregiudiziale rispetto ad essa, di accertamento dell’illegittimità dell’applicazione degli interessi usurari con le relative variazioni periodiche, della capitalizzazione trimestrale degli interessi, della commissione di massimo scoperto, dei giorni valuta.
Alla luce di tale ragionamento, il Tribunale ha rigettato la domanda con condanna dell’attore al pagamento delle spese processuali.
Per ulteriori approfondimenti si rimanda ai seguenti contributi pubblicati in rivista:
RIPETIZIONE INDEBITO: la domanda è ammissibile solo se il conto è chiuso
Non assume rilevanza l’estinzione del c/c in corso di giudizio, poiché si tratterebbe di una mutatio libelli
Sentenza | Corte d’Appello di Torino, Pres. Grimaldi – Rel. Coccetti | 21.04.2017 | n.878
Anche la richiesta di rideterminazione del saldo è inammissibile in quanto non è una domanda autonoma
Sentenza | Tribunale di Monza, Dott.ssa Gabriella Mariconda | 25.01.2016 | n.171
AZIONE DI MERO ACCERTAMENTO E SUA AMMISSIBILITA’
L’azione di mero accertamento non può aver ad oggetto fatti, ma solo diritti
Sentenza | Tribunale di Genova, Dott.ssa Rossella Silvestri | 25.03.2015 |
INTERESSI ULTRALEGALI: è ripetibile solo la somma indebitamente pagata
il correntista per poter chiedere la ripetizione dell’indebito per interessi ultralegali deve dimostrare di averli pagati
Sentenza | Cassazione civile, sezione terza | 15.01.2013 | n.798
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