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In materia di procedura civile, in seguito alla proposizione di una opposizione a precetto e all’esecuzione, a norma dell’art. 615 cod. proc. civ., si instaura un giudizio di cognizione all’interno del quale è consentito all’opposto proporre domanda riconvenzionale nei confronti dell’opponente per ragioni creditorie diverse rispetto a quelle azionate, al fine di conseguire una pronuncia che costituisca un nuovo titolo esecutivo, in aggiunta a quello azionato o in sostituzione di esso, se invalido.
Questo è il principio espresso dalla Corte di Cassazione, Pres. De Stefano – Rel. Rossi, con la ordinanza n. 29636 del 18 novembre 2024.
Accadeva che una società intimava alla debitrice atto di precetto per il pagamento della somma portata da due assegni bancari.
La debitrice promuoveva opposizione all’esecuzione, chiedendo il disconoscersi dell’autografia delle firme apposte ai titoli e negando l’esistenza di un proprio obbligo.
La società si costituiva in giudizio, chiamando in causa il coniuge dell’intimata, chiedendone la condanna al pagamento degli importi portati dagli assegni in solido con la moglie.
Il Tribunale accoglieva l’opposizione della debitrice, sul rilievo che i titoli di credito erano stati emessi dal marito ed accertò il diritto della società creditrice ad agire esecutivamente nei confronti di quest’ultimo.
Sugli appelli interposti dalle parti reciprocamente soccombenti (in via principale dal debitore; in via incidentale, dalla società creditrice), la Corte di Appello ha, rigettando l’altra impugnazione, condannato i debitori, in solido tra loro, al pagamento della somma indicata nei due assegni, quale corrispettivo di lavori di manutenzione di immobile da ambedue commessi in appalto alla società.
I coniugi ricorrevano in Cassazione, al quale la società creditrice resisteva con controricorso.
Nel primo motivo censuravano la ritenuta ammissibilità della domanda riconvenzionale proposta dalla creditrice, affermando che “il convenuto nel giudizio di opposizione a precetto può riconvenzionare il petitum solo se vanta un altro titolo esecutivo, giudiziale o stragiudiziale, nel frattempo perfezionato in suo favore”, sicché “non avendo la CREDITRICE Srls., creditrice opposta, altri titoli esecutivi al di fuori degli assegni sottesi al precetto, la domanda riconvenzionale era inammissibile“;
La Corte ha ritenuto tale motivo inammissibile perché fondato sulla distorta lettura di un risalente orientamento giurisprudenziale di legittimità che reputava necessaria, in capo al convenuto in opposizione a precetto, la sussistenza di altro titolo esecutivo ai fini dell’ammissibilità della proposizione di domanda riconvenzionale;
Proprio con riferimento ad opposizione a precetto cambiario con riconvenzionale fondata su azione causale, in varie pronunce gli Ermellini hanno chiarito che, in seguito alla proposizione di una opposizione a precetto e all’esecuzione, a norma dell’art. 615 cod. proc. civ., si instaura un giudizio di cognizione all’interno del quale è consentito all’opposto proporre domanda riconvenzionale nei confronti dell’opponente per ragioni creditorie diverse rispetto a quelle azionate, al fine di conseguire una pronuncia che costituisca un nuovo titolo esecutivo, in aggiunta a quello azionato o in sostituzione di esso, se invalido.
La domanda riconvenzionale dell’opposto in sede di giudizio ex art. 615 cod. proc. civ. può, quindi, essere diretta a costituire nuovo titolo che si aggiunga o si sostituisca a quello azionato, cioè a dire finalizzata, per l’ipotesi di accoglimento dell’avversa opposizione, ad ottenere la condanna della parte opponente al medesimo credito portato dal titolo esecutivo.
Sulla base di queste considerazioni, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso principale, con condanna dei debitori alla refusione delle spese di lite in favore della società creditrice.
Per ulteriori approfondimenti in materia si rinvia ai seguenti contributi pubblicati in Rivista:
LE DEDUZIONI POTRANNO RIGUARDARE SOLTANTO L’EFFICACIA DEL TITOLO O COMUNQUE FATTI CHE SI SIANO VERIFICATI POSTERIORMENTE ALLA SUA FORMAZIONE
Sentenza | Tribunale di Paola, Giudice Luigi Varrecchione | 05.06.2023 | n.475
OPPOSIZIONE ESECUZIONE: IL DEBITORE NON PUÒ FAR VALERE FATTI ANTECEDENTI AL TITOLO ESECUTIVO
DEVONO ESSERE FATTI VALERE CON OPPOSIZIONE A DECRETO INGIUNTIVO
Ordinanza | Tribunale di Verona, Giudice Attilio Burti | 26.10.2021 |
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