
In tema di responsabilità dell’avvocato, l’errore professionale addebitabile al professionista, ove abbia determinato la definitiva perdita del diritto del cliente (come, ad es., quello alla regolazione concordataria della propria crisi d’impresa), rende del tutto inutile l’attività difensiva precedentemente svolta, dovendosi ritenere la sua prestazione totalmente inadempiuta ed improduttiva di effetti in favore del proprio assistito, con la conseguenza che, in tal caso, non è dovuto alcun compenso al professionista, anche se l’adozione dei mezzi difensivi rivelatisi pregiudizievoli al cliente sia stata, in ipotesi, sollecitata dal cliente stesso, poiché costituisce compito esclusivo del legale la scelta della linea tecnica da seguire nella prestazione dell’attività professionale.
Questo è il principio espresso dalla Corte di Cassazione, Pres. Ferro – Rel. Dongiacomo, con la ordinanza n. 35489 del 19 dicembre 2023.
Accadeva che due professionisti, un avvocato e un dottore commercialista, proponevano opposizione allo stato passivo del fallimento della società per la quale avevano prestato la propria opera professionale, predisponendo una proposta e un piano di concordato preventivo e per aver patrocinato il relativo procedimento, contestando il decreto con il quale il giudice delegato aveva disposto l’esclusione dei crediti in prededuzione dagli stessi vantati per i compensi da essi maturati.
Il Tribunale con decreto respingeva le opposizioni, ritenendo fondata l’eccezione di inadempimento formulata dal Fallimento, affermando che i professionisti avevano svolto il loro lavoro in modo negligente, non considerando le operazioni fraudolente fatte dalla propria cliente.
Gli opponenti proponevano allora ricorso in Cassazione avverso il provvedimento del Tribunale, affidandosi a quattro motivi nei quali censuravano il decreto nella parte in cui non considerava che l’eccezione d’inadempimento sollevata nei confronti del professionista intellettuale comporta la perdita in capo a quest’ultimo del diritto al compenso solo se, sulla base di criteri probabilistici, sia accertato che l’esatto adempimento avrebbe comportato il conseguimento del risultato o dell’utilità e che l’inadempimento, anche grave, del professionista non comporta la perdita del compenso maturato se non è accertato che il cliente ne abbia risentito un danno effettivo.
La Suprema Corte riteneva tali censure infondate, affermando che il mancato o inesatto adempimento da parte del professionista all’obbligo di dare esecuzione all’incarico ricevuto con la diligenza necessaria in relazione alla natura dell’opera affidatagli e a tutte le circostanze del caso, ove sia stato idoneo ad incidere sugli interessi del cliente (com’è accaduto nel caso in esame, nel quale la società committente non ha conseguito il risultato evidentemente perseguito con il conferimento del relativo incarico, e cioè l’omologazione del concordato preventivo), consente a quest’ultimo (ovvero, in caso di fallimento, al suo curatore) di sollevare, ai sensi dell’art. 1460 c.c., l’eccezione d’inadempimento e, quindi, di rifiutare legittimamente il pagamento (o l’ammissione al passivo del credito al) relativo compenso, non essendo di certo contrario a buona fede l’esercizio del potere di autotutela ove sia stata pregiudicata (con la presentazione di una domanda di ammissione al concordato preventivo che, in quanto priva di informazioni rilevanti per i creditori, era destinata a non essere omologata) la chance di vittoria in giudizio.
Sulla base di queste deduzioni, la Corte rigettava il ricorso, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese di lite.
Per ulteriori approfondimenti in materia si rinvia ai seguenti contributi pubblicati in Rivista:
IL CASO DELL’APPELLO PROPOSTO TARDIVAMENTE
Sentenza | Tribunale di Ferrara, Giudice Mauro Martinelli | 21.04.2020
SEGNALA UN PROVVEDIMENTO
COME TRASMETTERE UN PROVVEDIMENTONEWSLETTER - ISCRIZIONE GRATUITA ALLA MAILING LIST
ISCRIVITI ALLA MAILING LIST© Riproduzione riservata
NOTE OBBLIGATORIE per la citazione o riproduzione degli articoli e dei documenti pubblicati in Ex Parte Creditoris.
È consentito il solo link dal proprio sito alla pagina della rivista che contiene l'articolo di interesse.
È vietato che l'intero articolo, se non in sua parte (non superiore al decimo), sia copiato in altro sito; anche in caso di pubblicazione di un estratto parziale è sempre obbligatoria l'indicazione della fonte e l'inserimento di un link diretto alla pagina della rivista che contiene l'articolo.
Per la citazione in Libri, Riviste, Tesi di laurea, e ogni diversa pubblicazione, online o cartacea, di articoli (o estratti di articoli) pubblicati in questa rivista è obbligatoria l'indicazione della fonte, nel modo che segue:
Autore, Titolo, in Ex Parte Creditoris - www.expartecreditoris.it - ISSN: 2385-1376, anno