ISSN 2385-1376
Testo massima
La prova della scientia decoctionis può essere desunta, in via presuntiva, anche dallo stato d’insolvenza in cui versa l’intero gruppo od una sua consistente parte, potendo tale elemento di natura indiziaria, in concorso con altri, formare nel terzo il convincimento dello stato di decozione della società autrice dell’atto oggetto della predetta azione.
Tale conclusione non è esclusa dal principio per cui la distinta personalità giuridica e l’autonomia patrimoniale di cui restano dotate le società, nonostante il vincolo derivante dal rapporto di collegamento o controllo, comporta che l’accertamento dello stato di insolvenza necessario per sottoporre ciascuna di essa ad amministrazione straordinaria debba essere effettuato con esclusivo riferimento alla situazione economica di ogni singola società.
Questi i principi enunciati dalla Cassazione Civile, Sezione Prima, Pres. Ceccherini Rel. Di Virgilio, con la sentenza n. 8579, depositata in data 28.04.2015.
Nel caso di specie, la società posta in Amministrazione Straordinaria dall’agosto 1995, proponeva azione ex art. 67, comma 2, L.F., nei confronti di un istituto di credito, chiedendo la revoca delle rimesse confluite, nell’anno anteriore all’ammissione alla procedura, sul conto corrente intestato alla società medesima.
Si costituiva la Banca, la quale concludeva per il rigetto della domanda, contestando, nello specifico, la sussistenza del requisito soggettivo di cui al citato art. 67, comma 2, L.F..
Il Tribunale accoglieva parzialmente la domanda; la Corte d’appello, successivamente investita della controversia, rigettava l’appello proposto dalla Procedura ed accoglieva parzialmente l’appello incidentale proposto dalla Banca, con relativa condanna alla restituzione.
In particolare, la Corte di merito concludeva per la sussistenza del requisito soggettivo richiesto ex lege, valorizzando la specifica qualità professionale dell’accipiens ed evidenziando che l’appartenenza della società ad un gruppo la cui crisi finanziaria -resa palese anche dalla stampa nazionale – era di pubblico dominio fin dal primo semestre del 1994, non poteva non ingenerare nell’istituto di credito la percezione dello stato di decozione della società.
Avverso la sentenza della Corte di Appello, proponeva ricorso per cassazione la Società in Amministrazione Straordinaria.
La Corte, nel disporre il rigetto sia del ricorso principale che di quello incidentale articolato dalla Banca, ha opportunamente ribadito la portata dell’onere probatorio relativamente ai giudizi di revocatoria fallimentare.
Com’è noto, ai sensi dell’articolo 67, comma 2, L.F., affinché si possa ottenere la revocatoria dei pagamenti effettuati dalla debitrice è onere dell’attore (nel caso di specie la società in Amministrazione) provare l’effettiva conoscenza da parte del terzo accipiens dello stato di decozione in cui versava la debitrice (presupposto soggettivo).
La scientia decoctionis che deve essere effettiva e non meramente potenziale deve sussistere nel momento in cui viene effettuato il pagamento dalla società in difficoltà. L’effettiva conoscenza dello stato di insolvenza è oggetto di apprezzamento del giudice di merito e dunque incensurabile in sede di legittimità, se correttamente motivato.
Ebbene, la Suprema corte ha affermato il principio secondo cui ove una società faccia parte di un gruppo, la prova della scientia decoctionis può essere desunta, in via presuntiva, anche dallo stato d’insolvenza in cui versi l’intero gruppo, o parte rilevante di esso. Tali elementi indiziari, di concerto con altri, possono formare nel terzo il convincimento dello stato di decozione della società autrice dell’atto contestato. In tal senso, incisivi risultano anche gli argomenti relativi alle particolari qualità professionali dell’accipiens.
Queste le conclusioni della Corte di legittimità, che ha precisato come quanto affermato non sia escluso dal principio secondo cui la distinta personalità giuridica e l’autonomia patrimoniale di cui restano dotate le società, nonostante il vincolo derivante dal rapporto di collegamento o controllo, comporta che l’accertamento dello stato di insolvenza necessario per sottoporre ciascuna di essa ad amministrazione straordinaria debba essere effettuato con esclusivo riferimento alla situazione economica di ogni singola società.
Nel caso in esame, pertanto, la Corte di Cassazione, ritenute corrette le conclusioni della Corte di merito, ha affermato la susssitenza del requisito soggettivo della scientia decoctionis, “atteso che la conoscenza dello stato di insolvenza della società, pacificamente facente parte di un gruppo indebitato, non implica una praesumptio de praesumpto ed è stata ritenuta dalla sentenza impugnata nella valutazione complessiva degli elementi indiziari di cui si è detto“.
Testo del provvedimento
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Numero Protocolo Interno : 309/2015