ISSN 2385-1376
Testo massima
La consulenza di parte costituisce una semplice allegazione difensiva a contenuto tecnico, priva di autonomo valore probatorio, posto che il contenuto tecnico del documento non vale ad alterarne la natura, che resta quella di atto difensivo. Ne consegue che non ha pregio la pretesa di considerarla un documento sul quale disporre una consulenza tecnica d’ufficio.
Questo il principio espresso dalla Corte di Cassazione, Sezione Prima, Pres. Forte Rel. Nazzicone, con la sentenza n. 16552, depositata in data 06.08.2015.
Nella fattispecie in esame, alcuni mutuatari convenivano in giudizio l’istituto di credito con quale avevano stipulato un contratto di mutuo fondiario, contestando l’applicazione di interessi usurari ed anatocistici.
La domanda degli attori veniva rigettata sia in primo che in secondo grado. In particolare, la Corte di merito rilevava che non vi fosse alcuna prova dell’asserita usura oggettiva ex lege 108/96, onde sarebbe stata meramente esplorativa ed inutile, anche per la mancanza di documenti da sottoporre al consulente, la pur richiesta CTU contabile; del pari sfornita di supporto probatorio, la censura relativa all’applicazione di interessi anatocistici.
Avverso la sentenza di appello, i mutuatari proponevano ricorso per cassazione.
La Suprema Corte, nel motivare l’integrale rigetto del ricorso, ha fornito ulteriori chiarimenti in materia di onere della prova nell’ambito del contenzioso banca-cliente.
Invero, il Collegio ha ribadito che “l’onere di provare l’usurarietà degli interessi è a carico di chi allega la circostanza e che il giudice ben può trarre il proprio convincimento – in particolare quando, come nella specie, si tratti della prova contraria – dal comportamento processuale delle parti, mentre il potere discrezionale di disporre una consulenza tecnica appartiene al giudice del merito, incensurabile in sede di legittimità ove adeguatamente motivato“.
Motivazioni che, nel caso di specie, la Corte di merito aveva puntualmente fornito, rilevando l’assenza di prova dell’applicazione di interessi usurari e concludendo per l’inutilità di una consulenza tecnica d’ufficio, anche per la mancanza documenti il cui onere di allegazione grava su parte istante da sottoporre all’ausiliario del Giudice.
Invero, i mutuatari lamentavano, in sede di legittimità, il mancato esame, da parte dei Giudici di merito, sia del contratto di mutuo che della prodotta perizia di parte (unici documenti allegati a supporto della domanda). Sul punto, la Cassazione, premesso che non vi fossero motivi per ritenere che Tribunale e Corte di Appello non avessero provveduto in tal senso, ha poi chiarito che la sentenza impugnata aveva ben motivato l’inutilità di una consulenza tecnica d’ufficio, e che la prodotta perizia di parte, redatta per conto dei mutuatari, è “destinata di per sé a contenere considerazioni di natura tecnica e non a costituire elemento documentale su cui espletare una CTU“.
In conclusione, la Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che “è principio consolidato che il giudice del merito non sia tenuto a confutare tutte le singole argomentazioni delle parti, essendo solo tenuto ad argomentare in modo immune da vizi l’esito della decisione”.
Testo del provvedimento
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